Tappa 23

Tappa 23

Villa Auberg

La prigione è una grande villa d’inglesi requisita, perché nella vecchia fortezza sul porto i tedeschi hanno piazzato la contraerea. È una villa strana, in mezzo a un parco d’araucarie, che già prima forse aveva l’aria di una prigione, con molte torri e terrazze e camini che girano al vento, e inferriate che già c’erano prima, oltre a quelle aggiunte. Adesso le stanze sono adattate a celle, strane celle con il pavimento di legno linoleum, con grandi camini di marmo murati, con lavabi e bidè turati da stracci. Sulle torrette stanno sentinelle armate e sulle terrazze i detenuti fanno la coda per il rancio e si sparpagliano un po’ per il passeggio. (Il sentiero dei nidi di ragno)

Erano molte le grandi ville requisite e trasformate in prigioni e luoghi di tortura dai nazi-fascisti e, come spesso accade, è difficile arrivare a un’identificazione sicura. La descrizione che Calvino ne offre nel romanzo ci porta a segnalare Castello Devachan, ancora esistente in Corso Inglesi, Villa Giulia e soprattutto Villa Auberg di cui oggi rimane solo il nome (dall’architetto svedese, Henrik Gustav Adam Auberg, che la costruì e l’abitò a cavallo tra Otto e Novecento), attribuito al condominio innalzato nel 1968 dove sorgeva la villa. Bisogna ovviamente immaginare uno scenario tutto diverso: non la trafficata via Galilei, ma una villa immersa nel verde, come le foto storiche dimostrano e come possiamo leggere nelle pagine del romanzo.

In questa villa è condotto Pin, colto quasi in flagrante, con il cinturone in mano, dopo il furto della pistola al soldato tedesco. E la pistola non è molto lontano da qui, nascosta nel «sentiero dei nidi di ragno» che dà titolo al romanzo (cfr. tappa 28). In questa villa-prigione Pin incontra il giovane partigiano Lupo Rosso (Sergio Grignolio, alias Ghepeù).

Lupo Rosso! e chi non ne ha sentito parlare? A ogni colpo incassato dai fascisti, a ogni bomba che scoppia nella villetta d’un comando, a ogni spia che sparisce e non si sa dove va a finire, la gente dice un nome sottovoce: Lupo Rosso. Pin sa che Lupo Rosso ha sedici anni, e prima lavorava la «Todt» come meccanico: […] gliene hanno parlato perché portava il berretto alla russa e parlava sempre di Lenin, tanto che l’avevano soprannominato Ghepeù. (Il sentiero dei nidi di ragno)

Un punto di svolta decisivo nella vicenda è la fuga dalla prigione di Lupo Rosso e Pin, a dir poco rocambolesca, che segnerà il passaggio dalla città all’entroterra, dove Pin si unirà ai partigiani:

Là, – dice Lupo Rosso a Pin. – Attaccati là e non mollare, – e gli indica il tubo di scarico d’una grondaia. Pin ha paura, ma Lupo Rosso quasi lo butta nel vuoto e lui è obbligato ad attaccarsi al tubo. Però le mani e i ginocchi insaponati scivolano, è un po’ come scendere sulla ringhiera di una scala, solo fa molto più paura e non bisogna guardare sotto né staccarsi dal tubo. Lupo Rosso invece ha fatto un balzo nel vuoto, si vuole ammazzare? No, vuole raggiungere i rami di un’araucaria poco distante ed aggrapparsi ma i rami gli si spezzano in mano e lui precipita tra uno schianto di legno e una pioggia di piccole foglie aghiformi. (Il sentiero dei nidi di ragno)

Condominio Auberg oggi. Fotografia di Martina D’Amore.

Fra la storica villa Auberg, un tempo situata in un contesto quasi rurale, e il un grosso condominio odierno circondato da una selva di altri edifici, intercorre una profonda trasformazione urbanistica che ha caratterizzato l’intera città. Quinto, il protagonista della Speculazione edilizia, assiste a questo radicale cambiamento:

La città di Quinto, un tempo circondata da giardini ombrosi di eucalipti e magnolie dove tra siepe e siepe vecchi colonnelli inglesi e anziane miss si prestavano edizioni Tauchnitz e annaffiatoi, ora le scavatrici ribaltavano il terreno fatto morbido dalle foglie marcite o granuloso dalle ghiaie dei vialetti, e il piccone diroccava le villette a due piani e la scure abbatteva in uno scroscio cartaceo i ventagli delle palme Washingtonia, dal cielo dove si sarebbero affacciate le future soleggiate-tricamere-servizi. (La speculazione edilizia)

✏️ Adum Priscilla, D’Amore Martina, Simona Paoli

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