tappa 33

Tappa 33

Mulattiera San Pietro – Palais d’Agra – Ospizio Marsaglia

Lasciata alle spalle villa Meridiana, procedendo ancora in strada San Pietro, si saliva verso la
campagna e pur essendo ancora a un passo dal centro cittadino, già si percepiva il progressivo mutare del paesaggio.

L’abitato di quella regione […] presentava sedimenti diversi: in antico era stata una distesa d’orti custoditi da casolari. Poi al volgere del secolo anche lì intorno era sorta qualche villa signorile con giardini sventaglianti di palme come quella abitata da noi (primo acquisto dei miei genitori al ritorno dall’America), e un’altra un po’ più a monte, in stile indiano tutta guglie e cupole fusiformi chiamata «Palais d’Agra» (nome per me misterioso finché non lessi Kim di Kipling). (La strada di San Giovanni)

Palais d’Agra. Archivio Moreschi.

Il curioso edificio è ancora esistente: se ne può avere una buona visuale salendo fino
alla sommità di strada San Pietro. Ricorda in effetti lo stile del Taj Mahal, il famoso
mausoleo nella città di Agra (da cui il nome), evocando l’atmosfera suggestiva
dell’ambientazione indiana propria del romanzo di Kipling. La storia della villa sconfina nella leggenda e nell’aneddotica. Si narra che fu costruita da un viceré indiano che si stabilì in tarda età a Sanremo. Oggi è un complesso condominiale.

Palais d’Agra. Particolare. Archivio Moreschi.

Sulla scalinata di Salita San Pietro «a ciottoli e mattoni», il giovane Calvino incontrava pure «i vecchi dell’Ospizio Giovanni Marsaglia, col berretto grigio e le iniziali rosse, (tra loro, si
sapeva, erano anche principi russi caduti in rovina, lord che avevano scialacquato patrimoni in Riviera) […] i parenti dei malati che salivano al Nuovo Ospedale». (La strada di San Giovanni)

Ospizio Marsaglia. Fotografia di Martina D’Amore.

Ecco che seguendo le orme di Calvino verso l’orto di San Giovanni seguiamo pure uno
spaccato della storia di Sanremo e delle sue istituzioni.

L’ingegner Giovanni Marsaglia (1845-1900) fu personalità di assoluto rilievo per la città. Seguì i lavori, iniziati precedentemente da suo zio Ernesto, della nuova linea ferroviaria Genova-
Ventimiglia, opera preziosa per la città che divenne così una meta turistica sempre più accessibile. Collaborò all’istituzione di un Monte di Pietà e alla costruzione del primo acquedotto cittadino (cfr. tappa 4). Volle fortemente l’ospizio che dal nome dei suoi maggiori benefattori si chiamerà Borea Massa Marsaglia.

Seguendo il testo di Calvino, il percorso verso l’orto di San Giovanni, prosegue lungo la
carrozzabile (attuale via Boera) fino al ponte di Baragallo. Su questo tratto è ancora
riconoscibile «la periferia mezzo campestre ma già presa d’assalto dalla città», in particolare «una centrale elettrica che incombeva illuminata vuota e ronzante nelle mattine avanti l’alba».
L’assenza di marciapiede e il traffico piuttosto sostenuto di via Borea oggi ci fanno
sconsigliare di procedere su questa via. Torneremo quindi sui nostri passi e raggiungeremo il ponte di Baragallo attraverso via San Francesco e un beudo ancora visibile su via Porte Candelieri.

✏️ Monica Revelli, Giorgio Alassio

🚶🏻Ritornare sui propri passi in via Volta, svoltare a destra e superare il rondò Volta, prendendo via Zeffiro Massa. Superata la prima rotonda, attraversare la strada, portandosi sul lato opposto, e continuare a salire in via San Francesco. Si arriverà in prossimità di un parcheggio sulla sinistra nei pressi dell’antico mulino. Prendere la scalinata sempre alla nostra sinistra e procedere lungo il beudo che si congiungerà nuovamente con via San Francesco. Fuoriusciti dal beudo, attraversare la strada raggiungendo il lato opposto e incamminarsi verso la piccola e breve stradina mattonata: percorrendola interamente si arriverà in Via Dante. Svoltare a sinistra e proseguire per circa 200m. fino a Baragallo.

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