Nino Manfredi

1970, Nino Manfredi sul palco del Casinò di Sanremo

Era il 1970 quando vestito con un elegante completo nero e un’insolita barba lunga, Nino Manfredi salì sul palco del Casinò di Sanremo compiendo una piccola grande rivoluzione nella storia del Festival

Se stasera non canto non scendo da qui. Che faccio canto?”. Era il 1970 quando vestito con un elegante completo nero e un’insolita barba lunga, Nino Manfredi salì sul palco del Casinò di Sanremo compiendo una piccola grande rivoluzione nella storia del Festival.

Il grandissimo attore ciociaro, di cui in questi giorni ricorre il centenario della nascita, è stato il primo ospite a cantare fuori dalla competizione. “Volevo scrivere una canzone di successo ma non mi è venuta” ha esclamato con l’ironia che lo ha sempre contraddistinto prima di intonare

Tanto pe’ cantà” storico brano di Ettore Petrolini e diventato uno dei manifesti di Manfredi. L’esibizione scanzonata di Manfredi scatenò l’applauso scrosciante del pubblico in sala e il brano, dopo l’apparizione sanremese, registrò un notevole successo di vendite raggiungendo le prime posizioni della hit parade.

Nino Manfredi-“Tanto pè cantà”-Casinò di Sanremo

E noi vogliamo fare il nostro piccolo omaggio a Nino Manfredi mostrandovi questo raro video della sua esibizione al Festival di Sanremo che quell’anno fu vinto dalla coppia Adriano Celentano e Claudia Mori con “Chi non lavora non fa l’amore” mentre secondi e terzi si piazzarono rispettivamente Nicola Di Bari e i Ricchi e Poveri con “La prima cosa bella” e Sergio Endrigo e Iva Zanicchi con “L’arca di Noè”.

Nato a Castro di Volsci il 22 marzo del 1921 Nino Manfredi è senza dubbio uno degli attori più amati e importanti della storia del cinema italiana. Assieme a Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Marcello Mastroianni è considerato uno dei cinque colonelli della commedia. Interprete elegante e preciso è noto per lo studio maniacale dei personaggi e l’abilità di “parlare” con la mimica del volto e la gestualità.

Dopo la laurea all’accademia d’arte drammatica e una lunga gavetta a teatro e al cinema, Nino Manfredi, s’impose al grande pubblico nel 1959 con la mitica edizione di “Canzonissima”. Qui creò la macchietta di  “Bastiano, il barista di Ceccano” la cui battuta tormentone “Fusse che fusse la vorta bbona” è entrata nel linguaggio comune. Nello stesso anno girerà “Audace colpo dei soliti ignoti” per la regia di Nanni Loy che segnerà l’inizio di una stagione di grande successo con titoli come “L’impiegato”, “Crimen”, “Il Gaucho”, “Operazione San Gennaro” e  “Made in Italy” senza dimenticare la commedia musicale di Garinei e GiovanniniIl Rugantino” che lo portò in una grandiosa tournée negli Stati Uniti dove fu acclamato da pubblico e critica.

Negli anni Settanta la carriera di Manfredi raggiunse la massima maturità e a fianco all’attività di attore (memorabili le apparizioni nel trittico di Ettore ScolaC’eravamo tanto amati” “Brutti e sporchi e cattivi” e “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in africa”) sperimenta con successo la carriera di regista firmando capolavori come “Per grazia ricevuta” grazie al quale si aggiudicò la Palma d’oro per la migliore opera prima al Festival del cinema di Cannes

Sono gli anni di Pinocchio, lo sceneggiato di Luigi Comencini che terrà incollati al teleschermo milioni di italiani e dove Manfredi interpreta un commuovente Geppetto, ruolo che ancora viene legato indissolubilmente alla sua immagine.  

1972 - Nino Manfredi - Le avventure di Pinocchio
1972 – Nino Manfredi – Le avventure di Pinocchio

La carriera di Manfredi proseguì con successo negli anni Ottanta e Novanta dove si divise tra cinema (“Cafè express”, “In nome del popolo sovrano”, “Grandi Magazzini”) e televisione (Lina e il Brigadiere) ottenendo sempre grandi consensi di pubblico e di critica.

Scomparso nel 2004, Nino Manfredi continua ad essere ricordato con affetto dagli Italiani dei quali ha interpretato con delicatezza le fragilità, i difetti ma anche la grande forza e dignità.

Nel 2017 è stato omaggiato egregiamente da Elio Germano che ha ripercorso la sua giovinezza e i primi anni della carriera nella fiction di Rai Uno “In arte Nino”.

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